Creature leggendarie come i Tengu popolano da secoli l’immaginario giapponese, portando con sé un mix affascinante di mistero, paura e spiritualità. Questi demoni alati sono protagonisti di storie incredibili e rappresentano un ponte tra il mondo umano e quello degli spiriti.
Quando ci si lascia affascinare dalle storie del folklore giapponese, i Tengu spuntano fuori come figure impossibili da ignorare. Hanno quel qualcosa che sfugge alla logica, un misto di inquietudine e fascino che cattura al volo. Conoscere il loro mito non significa solo farsi un viaggio tra leggende antiche, ma anche guardare da vicino il modo in cui ogni cultura disegna il proprio confine tra ciò che è sacro e ciò che spaventa. E poi, diciamolo, non è curioso il fatto che certe creature tornino sempre, come se non volessero farsi dimenticare?
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Tengu: tra spiriti della montagna e guardiani del buddhismo
Il termine “Tengu” ha origini cinesi, da “Tiangou”, ma in Giappone ha preso una strada tutta sua, diventando qualcosa di molto più sfaccettato. Si racconta che vivano tra i monti e i boschi, sempre ai margini del mondo umano, quasi a voler restare nascosti ma sempre presenti. Immaginarli è facile: ali ampie, nasi lunghissimi, sguardi che non lasciano spazio a sorrisi, sembrano sospesi tra il volto di un uomo e quello di un uccello. Alcune storie li dipingono come ingannatori spietati, pronti a mettere alla prova i monaci troppo pieni di sé. Altre, invece, li vedono come guardiani severi dei templi, capaci di intervenire quando il sacro viene profanato. Due facce della stessa medaglia, forse? O semplicemente un riflesso di quanto siano mutevoli i confini tra il bene e il male, specialmente quando si parla di spiriti.
Curioso notare come, nel tempo, l’immagine del Tengu si sia evoluta: da spirito dispettoso e pericoloso a entità quasi divina, un guardiano della saggezza e del cammino spirituale. Questa trasformazione riflette forse un cambiamento nel modo in cui la spiritualità viene percepita nella cultura giapponese?
E poi c’è la questione del loro aspetto: perché proprio un volto con il naso lungo? Alcuni dicono sia una rappresentazione caricaturale dell’arroganza, altri vedono un riferimento a divinità shintoiste come Sarutahiko. In ogni caso, il loro iconico naso resta uno degli elementi più riconoscibili della mitologia nipponica.
Le diverse forme dei Tengu e i loro poteri
Nel corso dei secoli, il mito dei Tengu ha generato numerose varianti, ognuna con caratteristiche peculiari. Le due principali categorie sono:
- Karasu Tengu (Tengu corvo): con becco e piume nere, appaiono più animali che umani. Si dice abbiano una forza sovrumana e una capacità straordinaria nel combattimento con la spada.
- Yamabushi Tengu: più umani nell’aspetto, vestiti con abiti da monaco guerriero. Vengono rappresentati come maestri di arti marziali e custodi di antichi segreti.
Tra i poteri attribuiti loro, ci sono l’‘invisibilità, la capacità di volare, di trasformarsi in altri esseri o di leggere nel pensiero. In molte leggende, insegnano tecniche segrete a pochi eletti, ma possono anche punire duramente chi tenta di carpire i loro segreti senza rispetto.
Alcuni racconti narrano di bambini rapiti e poi restituiti con nuove conoscenze o talenti inspiegabili. Ma si tratta davvero di un dono, o di una maledizione mascherata? Il confine, ancora una volta, è sottile.
Il Tengu oggi: tra anime, turismo e spiritualità
Anche se si parla di mitologia giapponese, i Tengu non sono relegati al passato. Anzi, continuano ad avere un ruolo vivo nella cultura pop e nella vita quotidiana.
Chi ha familiarità con anime o videogiochi avrà sicuramente incontrato personaggi ispirati ai Tengu: basti pensare a Naruto, Nioh o Tengu Gensou. Sono spesso rappresentati come figure ambigue, potenti ma non sempre benevole, capaci di spostare gli equilibri della storia.
Ma non si tratta solo di fiction. Alcuni templi, come quello di Mount Takao, vicino Tokyo, sono ancora oggi dedicati ai Tengu. Le statue li ritraggono in pose solenni, circondati da offerte, mentre folle di visitatori salgono i sentieri di montagna per chiedere protezione o semplicemente lasciarsi affascinare da queste presenze misteriose.
In un mondo così razionale e tecnologico, che spazio c’è ancora per spiriti delle montagne e guerrieri alati? Forse proprio per questo la loro leggenda resiste: perché rappresenta l’ignoto, l’incontrollabile, il bisogno tutto umano di credere che ci sia qualcosa oltre. E in fondo, è bello pensare che ci siano ancora creature capaci di volare tra il cielo e la terra, custodendo verità dimenticate e proteggendo chi sa osservare con rispetto.
Fonti: Bibliografia
Mizuki S., Enciclopedia dei mostri giapponesi, Bologna, Kappalab, 2013
Mizuki S., Enciclopedia degli spiriti giapponesi, Bologna, Kappalab, 2015
Hearn L., Lacombe B., Storie di fantasmi del Giappone, Milano, L’Ippocampo, 2021
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